AgriCulture festival è un progetto che attraversa luoghi di particolare bellezza.
Un progetto artistico concepito come un laboratorio in movimento delle arti e del pensiero, della ricerca e del confronto con le radici.
Un Festival per riscoprire e collegare cultura e natura, la velocità e la scoperta della lentezza, lo sconosciuto e il normale, ed anche per immaginare il rituale, il mito e la magia.
In questa V edizione vogliamo raccontare per immagini la Tuscia, un territorio tra i più belli e integri d’Italia, e approfondire la figura del Cantastorie.
Per la parte fotografica, ci siamo affidati a un poeta della fotografia, Marco Scataglini, specializzato nella ripresa d’immagini senza tempo, immagini che raccontano il territorio, ricorrendo a tecniche particolari come il foro stenopeico, la stampa cianotica, il bianco e nero.
Per la figura del Cantastorie abbiamo chiamato a collaborare con noi il M° Daniele Mutino, ricercatore e compositore di musiche e testi, che si propone di promuovere la rivalutazione della figura del cantastorie nel nostro tempo.
Il cantastorie deriva da lontani precedenti, quali gli aedi e rapsodi greci, per passare ai menestrelli e trovatori nel Medioevo. Simili figure sono presenti anche nella cultura islamica, indiana e africana. A partire dal XIV secolo si allontanarono dalla letteratura più colta e contribuirono a diffondere in dialetto le gesta dei paladini carolingi della chansons de geste, argomento anche dell’Opera dei Pupi. Ebbero la massima fioritura nella Sicilia del XVII secolo e furono appoggiati dalla Chiesa con lo scopo anche di diffondere presso il popolo le storie dei santi e della Bibbia. Ancora oggi l’arte del cantastorie è fondamentale, dice il M° Mutino, poiché sottraendosi alla comunicazione mass-mediale, usando affabulazione e magia scenica, racconta la drammaticità del nostro tempo attraverso uno scambio vitale, mettendo in contatto leggende radicate nei millenni con la cronaca contemporanea e aiutandoci così nella comprensione di chi siamo.